25 maggio 1976

CIVILTA' CONSUMISTICA

 

Quando Io ho istituito i sacramenti, conoscevo il bisogno che di essi i cristiani avrebbero avuto.

Questo bisogno non è venuto mai meno, anzi si può dire che oggi per voi è aumentato in proporzione alla rapida trasformazione della società patriarcale, agricola o pastorizia, in società industriale.

L'industrializzazione ha portato maggior ricchezza ai popoli e alle famiglie. Ho detto maggior ricchezza, non maggior benessere; vi ha portato maggiori comodità materiali, ma non maggiore felicità.

Ma portato maggiori e sbalorditivi mezzi di comunicazione, ma non maggiore unità di cuori; anzi, attraverso questi mezzi male usati, un impressionante contagio di mali spirituali e morali affligge l'umanità moderna.

Voi, nati e cresciuti in questa società in continua evoluzione, siete travolti dal suo ritmo inesorabile, spesso inumano. Siete contagiati dalle sue febbri a volte così brucianti da produrre un malessere spirituale tale da farvi perdere di vista quello che dovreste sempre aver presente in modo vivissimo nella vostra mente: lo scopo principale della fugace (p.17) vostra vita terrena. Così distratti ed attratti contemporaneamente dai frutti della civiltà consumistica, entra in voi il Nemico, che con la sua arte circuisce le anime, oscurandole, indebolendole, privandole del nutrimento necessario.

 

Tragica china

La vita moderna non ha tempo per la vita interiore, indebolendo e spessissimo uccidendo il germe della Grazia e contemporaneamente abbagliando le anime con lo sfolgorante fascino che esercitano sui cuori i prodotti dell'attuale civiltà.

L'inganno e la bugia concorrono a materializzare la vita, a farvi dimenticare che il pellegrinaggio terreno non va considerato fine a se stesso, ma solo in ordine all'eternità per cui siete creati

Con questo terribile gioco, preparato ed attuato con fine astuzia, il Nemico di Dio e dell'uomo è riuscito a dirottare la società verso una tragica china, distogliendo popoli interi dalla via del bene e coinvolgendo in questo gioco la stessa Chiesa.

 

La Santa Cresima

In Me, Verbo Eterno di Dio, non vi è né passato, né futuro. Io sono l'Attimo in cui tutto è presente.(p.18)

Ho dato agli uomini tutti i mezzi occorrenti per salvarsi e difendersi da tutti i mali, che hanno come origine Satana, il Principe delle tenebre che tutto vuole oscurare.

I Sacramenti, frutti preziosi del mistero della mia Redenzione, li ho voluti e legati al mistero della Chiesa per la vostra salvezza.

Fra questi Sacramenti, la santa Cresima l'ho voluta, per fare di ogni battezzato un soldato vero, con armi adeguate, con una divisa indistruttibile chiamata carattere. Questa divisa caratterizza il cresimato come soldato e lo distingue da chi questo Sacramento non ha ricevuto.

Ora la crisi di fede, calata sulla Chiesa per opera del Maligno, ha scompaginato lo sterminato esercito dei miei soldati.

Considerate, figli, le conseguenze che derivano in un esercito che non crede piú nei suoi ufficiali e comandanti, che non crede più alle ragioni per cui è stato mobilitato, che non crede piú all'efficacia delle armi di cui è dotato...

Immaginate lo stato d'animo della truppa: inferiori e superiori che trascurano i loro doveri; ufficiali che non puniscono le discipline perché anche essi dubitano della loro ragione di essere.

Misurate quale potente forza erosiva disgrega questo esercito e considerate ancora la baldanza del (p.19) nemico che conosce molto bene la situazione dei suoi avversari che oramai sente di avere in pugno.

 

La Chiesa, oggi

Questa è la situazione della Chiesa oggi. Tutti possono constatare la tremenda realtà. Non a Me sono imputabili i mali odierni, come dal Nemico si vorrebbe far credere, ma a coloro che Io avevo prescelto con atto di amore per guidare e pascolare il mio gregge.

Inutile, come avevano fatto i progenitori e come tende a fare ogni uomo colpevole, tentare di scuotersi d'addosso le proprie colpe.

Siete responsabili di questa mancata avvedutezza, di questa mancata efficienza dell'esercito dei cresimati, tra cui molti neppure ricordano di esser tali.

Umiltà ci vuole, per saper riconoscere le proprie inadempienze e responsabilità.

Ti benedico, figlio.(p.20)